Vecchio e Nuovo, Amministrazione Penitenziaria e Detenuti in attesa di...Giustizia!
di Francesco Mastroviti
Alle
13, come concordato, io, Sergio D’Elia, già deputato Radicale e l’On.
Rita Bernardini, in Parlamento con la delegazione Radicale e componente
della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, ci ritroviamo nel
piazzale antistante la Casa Circondariale di Trani. Attorno tanto
silenzio e la sensazione che dovremo far tesoro di queste ore che ci
attendono, per fotografare e capire cosa accade all’interno di questo
‘fortino’, ex carcere di massima sicurezza.
E’ domenica e
l’Ufficio Matricola, a quest’ora, non è operativo. Ci riceve il
Direttore, Salvatore Bolumetti che ci conduce nel suo ufficio e nel
quale ci tratterremo un’oretta ricavando una serie di dati che poi
verificheremo visitando le sezioni. Il Direttore ci racconta un po’
della sua storia, ci dice che è tornato a Trani dopo aver peregrinato
tra San Vittore, Trapani, Taranto, di aver lavorato presso il
Provveditorato regionale pugliese dell’Amministrazione Penitenziaria ed
essere già stato a Trani fino al 2002. Ha assunto la Direzione solo da
pochi mesi e, come ci tiene a sottolineare, anche la domenica è per lui
un giorno lavorativo come gli altri.
Intanto sappiamo che qui, i
detenuti in attesa di giudizio sono il 50%!! Dato persino superiore
rispetto alla media nazionale che dimostra l’uso ed abuso di custodia
cautelare e l’essere, questo, uno dei principali responsabili del
sovraffollamento carcerario. I detenuti di sesso maschile presenti in
questa struttura sono 330, anche se al massimo ne potrebbe ospitare 205 o
‘tollerarne’ 205. Deduciamo che ce ne sono 125 in più di quanto il
regolamento ne consentirebbe. Già due dati rispecchiano il
malfunzionamento della Giustizia italiana.
Appare una nota
positiva rappresentata dalla sezione femminile distaccata, realizzata in
un ex convento, con ancora la presenza di suore. Qui, 32 detenute per
una capienza regolamentare di 40. Nel ‘convento’, fortunatamente, non ci
sono bambini.
La nota positiva, ritorna ad essere stonata
allorché veniamo informati della presenza in servizio di 235 agenti di
Polizia Penitenziaria includendo i 36 di un Nucleo Traduzioni, 5 Unità
del nucleo Cinofilo,3 Commissari, 12 Ispettori, 20 Sovrintendenti e 200
Assistenti). Sempre il Direttore, dice che ne servirebbe qualcuno in più
anche se noi siamo al corrente del fatto che ne mancherebbe all’appello
una cinquantina almeno per rispettare completamente quanto previsto
dalle disposizioni riguardanti la pianta organica in base ai regolamenti
vigenti.
Tornando ai detenuti, apprendiamo che una trentina di
essi occupa i posti fissi disponibili e che si cerca di rispettare una
rotazione quadrimestrale per fare in modo che almeno in 70 riescano a
lavorare. Qui il catering si produce in loco, una cooperativa sociale
che produce taralli assume e retribuisce 6 detenuti, l’Officina Creativa
produce accessori moda utilizzando materiale di scarto sotto il brand
‘Made in Carcere’ che occupa 3 ospiti della sezione femminile. Rita e
Sergio fanno vedere al Direttore, sacca e sciarpa provenienti dalle
lavorazioni del Carcere di Lecce.
Iniziamo a parlare di Area
Sanitaria ed il Direttore ci mostra un possibile protocollo d’intesa da
sottoscrivere con l’Asl pugliese, che prevede una Gestione Collegiale
del detenuto integrando ottimamente le aree sanitaria, pedagogica e
sicurezza. E’ comunque solo un progetto, nel frattempo ci informa della
presenza di un 30% di detenuti tossicodipendenti (dato in linea con la
media nazionale) seguiti assiduamente da medico, psicologo ed infermiere
del Sert.
Il Direttore ci informa anche dell’adeguato numero di
operatori dell’Area Educativa, con 6 unità, un buon numero di Assistenti
Sociali e 3 Psicologi (ex art.80), il cui monte ore, a suo avviso, non è
stato intaccato dagli ultimi tagli al bilancio dell’Amministrazione
Penitenziaria.
Tutto sembra funzionare abbastanza bene. Lo stesso
dicasi per l’operato del Magistrato di Sorveglianza in quanto a permessi
premio, liberazioni anticipate ed applicazioni dell’art. 199. Qui, si è
riattivata la Sezione Semilibertà, trattandosi di Casa Circondariale
non sono presenti ‘Fine Pena mai’, a differenza di Turi, Bari, Foggia e
Lecce. A Trani, la sezione di Alta Sicurezza, è stata smantellata nel
2002, la parte femminile è invece Casa di Reclusione.
La struttura
maschile risale al 1975, un’ala è stata recentemente ristrutturata, una
seconda, è sotto processo di bonifica interna ‘in economia’, come ci
dice il Direttore. Esistono cameroni per la convivenza comune. I
detenuti usufruiscono di 4 ore d’aria e passeggio, oltre ad un’ora e
mezza di socialità pomeridiana, dalle 16 alle 17 e 30, in aggiunta al
pranzo ed alla cena. Si organizzano corsi di Educazione per adulti che
coinvolgono all’incirca 7/8 negli studi elementari ed una ventina per
gli studi di scuola media. La sezione femminile risulta essere Aperta e
con refettorio comune.
La popolazione straniera detenuta è di 70
unità ripartita tra spagnoli, egiziani, turchi (ne incontreremo uno),
curdi, rumeni, molti dei quali provenienti dal Carcere di Bari, quando
v’è necessità di sfollarlo.
I cosiddetti ‘nuovi giunti’ non son soliti dimorare oltre 7 giorni nella prima sezione che successivamente visiteremo.
Il
Direttore è orgoglioso delle migliorie realizzate, dal totale
abbattimento delle barriere architettoniche, al ripristino
dell’ascensore nella sezione ‘blu’, alla nuova sistemazione
dell’infermeria, all’apertura della sezione Semilibertà,
all’approvazione del Regime Aperto di Vigilanza per detenuti a bassa
pericolosità, con l’esempio di quasi 80 detenuti, sperimentalmente a
passeggio nelle zone esterne ai padiglioni, con, in testa, lo stesso
Direttore. Regime che, ci viene spiegato, è ben diverso dalla
Sorveglianza Dinamica che, con l’ausilio di telecamere, consente un
inferiore utilizzo di agenti di Polizia Penitenziaria. Questo regime, in
fase di sperimentazione, vuol essere esteso fino a considerare
un’intera sezione quale luogo di permanenza, aprendo le serrature delle
celle.
Qui, purtroppo, non esiste una vera e propria sala colloqui
e gli incontri con i familiari, non ancora prenotabili, si tengono dal
lunedì al sabato e sono regolati in base all’ordine d’arrivo. Non ci
sarebbero code anche se, e l’abbiamo notato all’uscita, non c’è un
marciapiede che colleghi la struttura alla Città e nemmeno una fermata
d’autobus nei paraggi. D’estate, l’area verde da noi successivamente
visitata, dotata di gazebo e curata dai detenuti stessi, viene
utilizzata per far sostare l’intero gruppo familiare e non solo i
bambini che d’esso fan parte. Gli agenti paiono apprezzare l’idea.
Il
Direttore ci informa anche che, dal momento del suo arrivo, è stato
possibile far entrare in carcere le radio e che, l’Amministrazione può
vantarsi di un bassissimo indice di episodi di autolesionismo e che i
migliori lavoratori sono gli stranieri.
Noi ascoltiamo e
riportiamo, incalzando il Direttore sui vari aspetti che vogliamo
approfondire, in primis sulla Garanzia del Diritto di Voto per cui lo
stesso ci garantisce d’aver affisso il regolamento in bacheca ed aver
iniziato ad informare i detenuti anche perché, ci ripete Lui, da quando
lavora, ha visto ‘frotte’ di detenuti votare e che qui a Trani
sicuramente sarà allestito un Seggio Speciale e che quasi tutti i
detenuti ora presenti, hanno diritto al voto e sicuramente lo
eserciteranno. Il Direttore si impegna a far circolare, da domani,
lunedì, i moduli per far richiesta di esercizio del diritto di voto e
per richiedere la tessera elettorale.
Inoltre, osserva che, pur
non essendoci campo sportivo e palestra, ha intenzione di creare
Biblioteche di sezione, farsi approvare dalla regione l’introduzione di
Corsi di Formazione alla professione di muratore utilizzando anche gli
spazi da ristrutturare, come sopra, in economia, dice anche di volere un
nuovo quadro elettrico ed attivare così una grande sala in cui
realizzare un laboratorio teatrale dando anche seguito alla ben riuscita
iniziativa natalizia di un presepe realizzato dai detenuti sotto la
direzione di un agente ‘presepista’.
Pare inoltre che qui la
Caritas operi da mediatrice culturale, distribuisca regolarmente
indumenti a stranieri detenuti e che, la presenza di un Cappellano,
garantisca tre messe settimanali, due al sabato ed una alla domenica,
frequentate da molti e dallo stesso Direttore! I testimoni di Geova
accedono alla struttura, cosa che non avviene per gli Imam.
E qui
si conclude la prima parte della visita e l’ascolto di dati che,
strutturalmente non paiono differire da tutti quelli per cui l’Italia
non riesce a rispettare la Legge ma che, rispetto ad altri ambiti,
secondo il Direttore e, grazie alla sua dedizione, vedrebbero Trani come
una buona realtà in cui il detenuto è al centro di un quasi perfetto
percorso riabilitativo, come sempre dovrebbe essere.
Arriva ora il momento di inoltrarci nella struttura e toccare con mano lo stato della detenzione.
L’Area
verde non è un giardino delle meraviglie ma appare decorosa ed ha
quegli spazi con gazebo utili alle attese estive ed alle passeggiate dei
detenuti che sperimentano il nuovo ‘regime aperto’.
La sezione
‘nuovi giunti’, che ospita 17 detenuti, ha la sorveglianza dinamica con
l’uso di telecamere, ha, più o meno, due detenuti per cella, ed appare
decorosa e ben tenuta anche igienicamente. Ci accoglie un detenuto che
si mostra contento di poter salutare dal vivo l’Onorevole vista in Tv,
lui, della BAT, da domani affronterà un percorso di casa e lavoro,
fortunatamente uscirà ed agogna già l’Olimpico ed una finale di Coppa
della Roma, la sua amata. Non manchiamo di fargli presente che a Roma,
di radicali di fede giallorossa, ce ne sono tanti e tra loro, un
consigliere regionale del Lazio ed il Segretario di Radicali Italiani.
Lui si compiace e ci saluta calorosamente. Gli altri invece, sosteranno
un po’ di più e ci dicono che ancora non sono stati informati della
possibilità di votare essendo appena arrivati. Così entra in azione
Sergio D’Elia che, dal primo all’ultimo, non mancherà di spiegare per
filo e per segno come inoltrare la domandina al Direttore per comunicare
la richiesta di voler votare e farsi procurare il duplicato della
tessera elettorale. Così facciamo con quei detenuti che incontriamo in
un cortiletto. Sono baresi per la maggior parte, conoscono le battaglie
radicali ed uno, veterano di vari istituti di pena, ci racconta di
esservi tornato solo per aver violato i vincoli imposti dalla detenzione
domiciliare. Spera di essere destinato all’ala nuova di Trani che ci
dice di conoscere già e critica pesantemente il Carcere di Bari, sia per
le condizioni igieniche che per la ‘fatiscenza’ della struttura.
Proseguiamo
e passiamo a salutare gli addetti alla medicheria al piano terra della
Sezione Italia, quella ristrutturata, la ‘nuova’ delle due che
compongono il Carcere che stiamo visitando. La guardia medica, ci fa
vedere anche la sala del dentista, ci dice che l’Asl non fornisce
protesi e che, già da tempo, non ci sono risorse per la riabilitazione.
L’equipe si avvale anche di un cardiologo. La struttura è ben tenuta
così come la parte di sezione in cui sostano i detenuti sottoposti a
terapie. Qui è evidente il sovraffollamento e l’alto numero di detenuti
in celle non troppo grandi ma almeno con bagno separato e buone
condizioni igieniche tanto che entriamo in una in cui si preparano
‘braciole’, tipici involtini di carne alla barese per la cena e ci
strizza l’occhio un bel tiramisù appena preparato. I detenuti si
mostrano sorpresi ma contenti di vederci e ci accolgono con entusiasmo.
Iniziamo ad ascoltarli un po’ e ci viene subito riferito da uno di loro,
straniero, che, nonostante la sua pena sia già terminata, a causa di un
ritardo nell’emissione del provvedimento d’esecuzione di liberazione
anticipata, deve restare ancora lì e che non vede l’ora di ritornare
alla sua terra e ritrovare la famiglia senza mai più tornare in Italia.
Sono 45 giorni che ha fatto richiesta di scarcerazione, pare che gli
spetti, ma risposte non ne arrivano. La Sorveglianza, a detta sua e dei
compagi di cella, pare che l’abbia dimenticato.
Si
prosegue nella Sezione Italia e visitiamo il secondo piano. Qui ci sono
37 detenuti e le celle ci appaiono regolamentari. Iniziamo ad ascoltare
ed a Rita viene offerto uno dei tanti caffè che accetterà nel corso
della visita. Io ho anche l’onore di farmi offrire un decaffeinato. La
struttura è buona ma, dalla prima cella, iniziano a levarsi voci di
scontento riguardo alla Sorveglianza che pare non essere molto presente.
Rita parla della condanna ricevuta dalla CEDU, Corte Europea dei
Diritti Umani, e dell’obbligo, per l’Italia, di ritornare nella legalità
entro un anno. Un detenuto dice di averla vista molto tempo prima a
Linea notte, un altro ci dice d’avere il papà ergastolano, la mamma
invalida al 100% nonché sordomuta ma che lui, a cui restano da scontare
solo 7 mesi, non riesce ad ottenere risposta alla richiesta di
scarcerazione anticipata non avendo altro da scontare. Ci chiede perché
non gli sia permesso di accudire la madre e ci dice che, vista la
situazione, otterrà risposta solo quando sarà già uscito!! Un altro è
lì, solo perché si è recato a lavorare in giornate in cui era affidato
ad una cooperativa. Non crede di aver commesso un reato tale da
meritarsi il rientro in carcere. Un detenuto, e la cosa non ci è
gradita, ci racconta che, durante il colloquio, ai suoi familiari non è
stato consentito di dargli la tessera elettorale che gli avevano portato
(Agenti e direzione, verificheranno l’accaduto per sanarlo, ci fanno
sapere). Un altro ci racconta d’esser stato condannato in contumacia e
che, uscendo da lì, andrà a trovare Rita e le parlerà del suo caso.
Intanto informiamo capillarmente della possibilità di votare e di come
fare per garantirselo.
Passiamo ora all’altra faccia, alla nota
dolente. Alla seconda ed ultima sezione costituita da tre piani, logori,
in parte fatiscenti, con bagni a vista in tutte le celle da cui siamo
passati, umidità alle pareti e tanto freddo, così come lamentato da
alcuni detenuti provvisti di felpa di pile. Già la vista dei bagni
all’aperto, sì, all’aperto ed ‘alla turca’, dei cortili di passeggio, ci
inorridisce. Ci affrettiamo a proseguire. Qui i detenuti non sanno
nulla della possibilità di votare. Spieghiamo come fare e chiediamo di
diffondere le istruzioni e di farlo il prima possibile. Io, Sergio e
Rita, ci soffermiamo a parlare con ogni cella ed in una di questa Rita
accede, ennesimo caffè, la vista di due belle torte preparate dallo chef
del gruppo che ci mostra il sughetto quasi pronto per la cena e le
provviste in una ‘dispensa’ dai muri neri ed impregnati d’acqua, dalla
camera con i buchi al soffitto, e, sicuramente, dalle dimensioni
inferiori rispetto a quelle minime previste rispetto anche al numero di
detenuti ospitati. I ragazzi di questa sezione, non mancano d’ascoltare
Radio Carcere, sono informatissimi, Rita spiega nei dettagli la
possibilità di ricorrere alla giurisdizione europea, parla degli effetti
criminogeni delle Leggi proibizionistiche, delle condanne da lei
ricevute per disobbedienze civili realizzate, delle sue ultime
iniziative sul tema, delle differenze di trattamento da Tribunale a
Tribunale tanto che uno di loro afferma che ‘La legge NON è Uguale per
Tutti’, amara verità da noi condivisa. Ancora riceviamo segnalazioni
d’assenza del Magistrato di Sorveglianza che pare non essere mai passato
da queste parti. Qui Rita sosterrebbe per ore ma abbiamo programmato
l’uscita entro mezz’ora. Ci resta da visitare l’ultimo piano della
‘vecchia’ sezione. Avviandoci alle scale, ci investe il grido ripetuto e
forsennato di Amnistia, Amnistia, Amnistia. E’ il momento più bello ed
emozionante di tutta la visita. Io non nascondo di sentire
improvvisamente saltarmi le lacrime agli occhi per la commozione. In
queste parole c’è cronaca ma davvero, vi assicuro, è inspiegabile
riportare quanto si prova in situazioni come questa in cui gli ultimi,
siam tutti, anche chi, come Rita e Sergio in testa, informano, ascoltano
per poi riportare e proseguire la battaglia affinché si rientri quanto
prima nella Legalità. Uno di loro, per citare un esempio, ci chiede
cos’abbia fatto la Severino. Rita nel frattempo sta sostando davanti ad
un’altra cella. Io non posso che indicarla e far presente al detenuto
che il fatto stesso d’esser qui, a visitare un carcere e poi preparare
un’interrogazione, è già la risposta alla sua domanda!!
Il
possente grido AMNISTIA-AMNISTIA ci accompagna all’ultimo piano. Qui
procediamo ad informare tutti, anche loro ignari sul come votare, un
lavorante ci parla dei tempi infiniti del suo processo che, dopo
l’appello, dovrà esser ulteriormente rivisto per non finire più, a suo
dire!!
E’ tempo d’andare. Abbiamo visto due carceri diversi in
uno, due realtà contrapposte, i detenuti, responsabili e consci del loro
ruolo in questa vicenda, disposti ad essere, nonostante la gravità
della situazione, i Cittadini da cui nasce la richiesta di Legalità e
Giustizia, ad iniziare dall’esercizio del Diritto di voto.
Concludo
con una frase ascoltata e che riporto, forse la più banale ma anche la
più descrittiva di cosa significhi la reclusione. Rita chiede ad un
detenuto, pescatore della zona, dove siano i suoi familiari, e lui,
candidamente, risponde: i miei sono Fuori, all’Aria, in Libertà!! Ed io
penso dentro di me: il luogo in cui tutti vorremmo vivere.
Ora
siam fuori, all’aria e, a parte Rai Regione, non c’è l’ombra di un
giornalista dei tanti convocati. Aria ve n’è tanta, ed anche fresca,
molto fresca, di Libertà non ne vediamo altrettanta, ragione in più per
proseguire e chiedere il voto ad Amnistia, Giustizia e Libertà.