martedì 19 febbraio 2013

Due carceri in Uno – Trani, cronaca di una realtà dai due volti


Vecchio e Nuovo, Amministrazione Penitenziaria e Detenuti in attesa di...Giustizia!

di Francesco Mastroviti

Alle 13, come concordato, io, Sergio D’Elia, già deputato Radicale e l’On. Rita Bernardini, in Parlamento con la delegazione Radicale e componente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, ci ritroviamo nel piazzale antistante la Casa Circondariale di Trani. Attorno tanto silenzio e la sensazione che dovremo far tesoro di queste ore che ci attendono, per fotografare e capire cosa accade all’interno di questo ‘fortino’, ex carcere di massima sicurezza.
 E’ domenica e l’Ufficio Matricola, a quest’ora, non è operativo. Ci riceve il Direttore, Salvatore Bolumetti che ci conduce nel suo ufficio e nel quale ci tratterremo un’oretta ricavando una serie di dati che poi verificheremo visitando le sezioni. Il Direttore ci racconta un po’ della sua storia, ci dice che è tornato a Trani dopo aver peregrinato tra San Vittore, Trapani, Taranto, di aver lavorato presso il Provveditorato regionale pugliese dell’Amministrazione Penitenziaria ed essere già stato a Trani fino al 2002. Ha assunto la Direzione solo da pochi mesi e, come ci tiene a sottolineare, anche la domenica è per lui un giorno lavorativo come gli altri.
Intanto sappiamo che qui, i detenuti in attesa di giudizio sono il 50%!! Dato persino superiore rispetto alla media nazionale che dimostra l’uso ed abuso di custodia cautelare e l’essere, questo,  uno dei principali responsabili del sovraffollamento carcerario. I detenuti di sesso maschile presenti in questa struttura sono 330, anche se al massimo ne potrebbe ospitare 205 o ‘tollerarne’ 205. Deduciamo che ce ne sono 125 in più di quanto il regolamento ne consentirebbe. Già due dati rispecchiano il malfunzionamento della Giustizia italiana.
Appare una nota positiva rappresentata dalla sezione femminile distaccata, realizzata in un ex convento, con ancora la presenza di suore. Qui, 32 detenute per una capienza regolamentare di 40. Nel ‘convento’, fortunatamente, non ci sono bambini.
La nota positiva, ritorna ad essere stonata allorché veniamo informati della presenza in servizio di 235 agenti di Polizia Penitenziaria includendo i 36 di un Nucleo Traduzioni, 5 Unità del nucleo Cinofilo,3 Commissari, 12 Ispettori, 20 Sovrintendenti e 200 Assistenti). Sempre il Direttore, dice che ne servirebbe qualcuno in più anche se noi siamo al corrente del fatto che ne mancherebbe all’appello una cinquantina almeno per rispettare completamente quanto previsto dalle disposizioni riguardanti la pianta organica in base ai regolamenti vigenti.
Tornando ai detenuti, apprendiamo che una trentina di essi occupa i posti fissi disponibili e che si cerca di rispettare una rotazione quadrimestrale per fare in modo che almeno in 70 riescano a lavorare. Qui il catering si produce in loco, una cooperativa sociale che produce taralli assume e retribuisce 6 detenuti, l’Officina Creativa produce accessori moda utilizzando materiale di scarto sotto il brand ‘Made in Carcere’ che occupa 3 ospiti della sezione femminile. Rita e Sergio fanno vedere al Direttore, sacca e sciarpa provenienti dalle lavorazioni del Carcere di Lecce.
Iniziamo a parlare di Area Sanitaria ed il Direttore ci mostra un possibile protocollo d’intesa da sottoscrivere con l’Asl pugliese, che prevede una Gestione Collegiale del detenuto integrando ottimamente le aree sanitaria, pedagogica e sicurezza. E’ comunque solo un progetto, nel frattempo ci informa della presenza di un 30% di detenuti tossicodipendenti (dato in linea con la media nazionale) seguiti assiduamente da medico, psicologo ed infermiere del Sert.
Il Direttore ci informa anche dell’adeguato numero di operatori dell’Area Educativa, con 6 unità, un buon numero di Assistenti Sociali e 3 Psicologi (ex art.80), il cui monte ore, a suo avviso, non è stato intaccato dagli ultimi tagli al bilancio dell’Amministrazione Penitenziaria.
Tutto sembra funzionare abbastanza bene. Lo stesso dicasi per l’operato del Magistrato di Sorveglianza in quanto a permessi premio, liberazioni anticipate ed applicazioni dell’art. 199. Qui, si è riattivata la Sezione Semilibertà, trattandosi di Casa Circondariale non sono presenti ‘Fine Pena mai’, a differenza di Turi, Bari, Foggia e Lecce. A Trani, la sezione di Alta Sicurezza, è stata smantellata nel 2002, la parte femminile è invece Casa di Reclusione.
La struttura maschile risale al 1975, un’ala è stata recentemente ristrutturata, una seconda, è sotto processo di bonifica interna ‘in economia’, come ci dice il Direttore. Esistono cameroni per la convivenza comune. I detenuti usufruiscono di 4 ore d’aria e passeggio, oltre ad un’ora e mezza di socialità pomeridiana, dalle 16 alle 17 e 30, in aggiunta al pranzo ed alla cena. Si organizzano corsi di Educazione per adulti che coinvolgono all’incirca 7/8 negli studi elementari ed una ventina per gli studi di scuola media. La sezione femminile risulta essere Aperta e con refettorio comune.
La popolazione straniera detenuta è di 70 unità ripartita tra spagnoli, egiziani, turchi (ne incontreremo uno), curdi, rumeni, molti dei quali provenienti dal Carcere di Bari, quando v’è necessità di sfollarlo.
I cosiddetti ‘nuovi giunti’ non son soliti dimorare oltre 7 giorni nella prima sezione che successivamente visiteremo.
Il Direttore è orgoglioso delle migliorie realizzate, dal totale abbattimento delle barriere architettoniche, al ripristino dell’ascensore nella sezione ‘blu’, alla nuova sistemazione dell’infermeria, all’apertura della sezione Semilibertà, all’approvazione del Regime Aperto di Vigilanza per detenuti a bassa pericolosità, con l’esempio di quasi 80 detenuti, sperimentalmente a passeggio nelle zone esterne ai padiglioni, con, in testa, lo stesso Direttore. Regime che, ci viene spiegato, è ben diverso dalla Sorveglianza Dinamica che, con l’ausilio di telecamere, consente un inferiore utilizzo di agenti di Polizia Penitenziaria. Questo regime, in fase di sperimentazione, vuol essere esteso fino a considerare un’intera sezione quale luogo di permanenza, aprendo le serrature delle celle.
Qui, purtroppo, non esiste una vera e propria sala colloqui e gli incontri con i familiari, non ancora prenotabili, si tengono dal lunedì al sabato e sono regolati in base all’ordine d’arrivo. Non ci sarebbero code anche se, e l’abbiamo notato all’uscita, non c’è un marciapiede che colleghi la struttura alla Città e nemmeno una fermata d’autobus nei paraggi. D’estate, l’area verde da noi successivamente visitata, dotata di gazebo e curata dai detenuti stessi, viene utilizzata per far sostare l’intero gruppo familiare e non solo i bambini che d’esso fan parte. Gli agenti paiono apprezzare l’idea.
Il Direttore ci informa anche che, dal momento del suo arrivo, è stato possibile far entrare in carcere le radio e che, l’Amministrazione può vantarsi di un bassissimo indice di episodi di autolesionismo e che i migliori lavoratori sono gli stranieri.
Noi ascoltiamo e riportiamo, incalzando il Direttore sui vari aspetti che vogliamo approfondire, in primis sulla Garanzia del Diritto di Voto per cui lo stesso ci garantisce d’aver affisso il regolamento in bacheca ed aver iniziato ad informare i detenuti anche perché, ci ripete Lui, da quando lavora, ha visto ‘frotte’ di detenuti votare e che qui a Trani sicuramente sarà allestito un Seggio Speciale e che quasi tutti i detenuti ora presenti, hanno diritto al voto e sicuramente lo eserciteranno. Il Direttore si impegna a far circolare, da domani, lunedì, i moduli per far richiesta di esercizio del diritto di voto e per richiedere la tessera elettorale.
Inoltre, osserva che, pur non essendoci campo sportivo e palestra, ha intenzione di creare Biblioteche di sezione, farsi approvare dalla regione l’introduzione di Corsi di Formazione alla professione di muratore utilizzando anche gli spazi da ristrutturare, come sopra, in economia, dice anche di volere un nuovo quadro elettrico ed attivare così una grande sala in cui realizzare un laboratorio teatrale dando anche seguito alla ben riuscita iniziativa natalizia di un presepe realizzato dai detenuti sotto la direzione di un agente ‘presepista’.
Pare inoltre che qui la Caritas operi da mediatrice culturale, distribuisca regolarmente indumenti a stranieri detenuti e che, la presenza di un Cappellano, garantisca tre messe settimanali, due al sabato ed una alla domenica, frequentate da molti e dallo stesso Direttore! I testimoni di Geova accedono alla struttura, cosa che non avviene per gli Imam.
E qui si conclude la prima parte della visita e l’ascolto di dati che, strutturalmente non paiono differire da tutti quelli per cui l’Italia non riesce a rispettare la Legge ma che, rispetto ad altri ambiti, secondo il Direttore e, grazie alla sua dedizione, vedrebbero Trani come una buona realtà in cui il detenuto è al centro di un quasi perfetto percorso riabilitativo, come sempre dovrebbe essere.
Arriva ora il momento di inoltrarci nella struttura e toccare con mano lo stato della detenzione.
L’Area verde non è un giardino delle meraviglie ma appare decorosa ed ha quegli spazi con gazebo utili alle attese estive ed alle passeggiate dei detenuti che sperimentano il nuovo ‘regime aperto’.
La sezione ‘nuovi giunti’, che ospita 17 detenuti, ha la sorveglianza dinamica con l’uso di telecamere, ha, più o meno, due detenuti per cella, ed appare decorosa e ben tenuta anche igienicamente. Ci accoglie un detenuto che si mostra contento di poter salutare dal vivo l’Onorevole vista in Tv, lui, della BAT, da domani affronterà un percorso di casa e lavoro, fortunatamente uscirà ed agogna già l’Olimpico ed una finale di Coppa della Roma, la sua amata. Non manchiamo di fargli presente che a Roma, di radicali di fede giallorossa, ce ne sono tanti e tra loro, un consigliere regionale del Lazio ed il Segretario di Radicali Italiani. Lui si compiace e ci saluta calorosamente. Gli altri invece, sosteranno un po’ di più e ci dicono che ancora non sono stati informati della possibilità di votare essendo appena arrivati. Così entra in azione Sergio D’Elia che, dal primo all’ultimo, non mancherà di spiegare per filo e per segno come inoltrare la domandina al Direttore per comunicare la richiesta di voler votare e farsi procurare il duplicato della tessera elettorale. Così facciamo con quei detenuti che incontriamo in un cortiletto. Sono baresi per la maggior parte, conoscono le battaglie radicali ed uno, veterano di vari istituti di pena, ci racconta di esservi tornato solo per aver violato i vincoli imposti dalla detenzione domiciliare. Spera di essere destinato all’ala nuova di Trani che ci dice di conoscere già e critica pesantemente il Carcere di Bari, sia per le condizioni igieniche che per la ‘fatiscenza’ della struttura.
Proseguiamo e passiamo a salutare gli addetti alla medicheria al piano terra della Sezione Italia, quella ristrutturata, la ‘nuova’ delle due che compongono il Carcere che stiamo visitando. La guardia medica, ci fa vedere anche la sala del dentista, ci dice che l’Asl non fornisce protesi e che, già da tempo, non ci sono risorse per la riabilitazione. L’equipe si avvale anche di un cardiologo. La struttura è ben tenuta così come la parte di sezione in cui sostano i detenuti sottoposti a terapie. Qui è evidente il sovraffollamento e l’alto numero di detenuti in celle non troppo grandi ma almeno con bagno separato e buone condizioni igieniche tanto che entriamo in una in cui si preparano ‘braciole’, tipici involtini di carne alla barese per la cena e ci strizza l’occhio un bel tiramisù appena preparato. I detenuti si mostrano sorpresi ma contenti di vederci e ci accolgono con entusiasmo. Iniziamo ad ascoltarli un po’ e ci viene subito riferito da uno di loro, straniero, che, nonostante la sua pena sia già terminata, a causa di un ritardo nell’emissione del provvedimento d’esecuzione di liberazione anticipata, deve restare ancora lì e che non vede l’ora di ritornare alla sua terra e ritrovare la famiglia senza mai più tornare in Italia. Sono 45 giorni che ha fatto richiesta di scarcerazione, pare che gli spetti, ma risposte non ne arrivano. La Sorveglianza, a detta sua e dei compagi di cella, pare che l’abbia dimenticato.

Si prosegue nella Sezione Italia e visitiamo il secondo piano. Qui ci sono 37 detenuti e le celle ci appaiono regolamentari. Iniziamo ad ascoltare ed a Rita viene offerto uno dei tanti caffè che accetterà nel corso della visita. Io ho anche l’onore di farmi offrire un decaffeinato. La struttura è buona ma, dalla prima cella, iniziano a levarsi voci di scontento riguardo alla Sorveglianza che pare non essere molto presente. Rita parla della condanna ricevuta dalla CEDU, Corte Europea dei Diritti Umani, e dell’obbligo, per l’Italia, di ritornare nella legalità entro un anno. Un detenuto dice di averla vista molto tempo prima a Linea notte, un altro ci dice d’avere il papà ergastolano, la mamma invalida al 100% nonché sordomuta ma che lui, a cui restano da scontare solo 7 mesi, non riesce ad ottenere risposta alla richiesta di scarcerazione anticipata non avendo altro da scontare. Ci chiede perché non gli sia permesso di accudire la madre e ci dice che, vista la situazione, otterrà risposta solo quando sarà già uscito!! Un altro è lì, solo perché si è recato a lavorare in giornate in cui era affidato ad una cooperativa. Non crede di aver commesso un reato tale da meritarsi il rientro in carcere. Un detenuto, e la cosa non ci è gradita, ci racconta che, durante il colloquio, ai suoi familiari non è stato consentito di dargli la tessera elettorale che gli avevano portato (Agenti e direzione, verificheranno l’accaduto per sanarlo, ci fanno sapere). Un altro ci racconta d’esser stato condannato in contumacia e che, uscendo da lì, andrà a trovare Rita e le parlerà del suo caso. Intanto informiamo capillarmente della possibilità di votare e di come fare per garantirselo.
Passiamo ora all’altra faccia, alla nota dolente. Alla seconda ed ultima sezione costituita da tre piani, logori, in parte fatiscenti, con bagni a vista in tutte le celle da cui siamo passati, umidità alle pareti e tanto freddo, così come lamentato da alcuni detenuti provvisti di felpa di pile. Già la vista dei bagni all’aperto, sì, all’aperto ed ‘alla turca’, dei cortili di passeggio, ci inorridisce. Ci affrettiamo a proseguire. Qui i detenuti non sanno nulla della possibilità di votare. Spieghiamo come fare e chiediamo di diffondere le istruzioni e di farlo il prima possibile. Io, Sergio e Rita, ci soffermiamo a parlare con ogni cella ed in una di questa Rita accede, ennesimo caffè, la vista di due belle torte preparate dallo chef del gruppo che ci mostra il sughetto quasi pronto per la cena e le provviste in una ‘dispensa’ dai muri neri ed impregnati d’acqua, dalla camera con i buchi al soffitto, e, sicuramente, dalle dimensioni inferiori rispetto a quelle minime previste rispetto anche al numero di detenuti ospitati. I ragazzi di questa sezione, non mancano d’ascoltare Radio Carcere, sono informatissimi, Rita spiega nei dettagli la possibilità di ricorrere alla giurisdizione europea, parla degli effetti criminogeni delle Leggi proibizionistiche, delle condanne da lei ricevute per disobbedienze civili realizzate, delle sue ultime iniziative sul tema, delle differenze di trattamento da Tribunale a Tribunale tanto che uno di loro afferma che ‘La legge NON è Uguale per Tutti’, amara verità da noi condivisa. Ancora riceviamo segnalazioni d’assenza del Magistrato di Sorveglianza che pare non essere mai passato da queste parti. Qui Rita sosterrebbe per ore ma abbiamo programmato l’uscita entro mezz’ora. Ci resta da visitare l’ultimo piano della ‘vecchia’ sezione. Avviandoci alle scale, ci investe il grido ripetuto e forsennato di Amnistia, Amnistia, Amnistia. E’ il momento più bello ed emozionante di tutta la visita. Io non nascondo di sentire improvvisamente saltarmi le lacrime agli occhi per la commozione. In queste parole c’è cronaca ma davvero, vi assicuro, è inspiegabile riportare quanto si prova in situazioni come questa in cui gli ultimi, siam tutti, anche chi, come Rita e Sergio in testa, informano, ascoltano per poi riportare e proseguire la battaglia affinché si rientri quanto prima nella Legalità. Uno di loro, per citare un esempio, ci chiede cos’abbia fatto la Severino. Rita nel frattempo sta sostando davanti ad un’altra cella. Io non posso che indicarla e far presente al detenuto che il fatto stesso d’esser qui, a visitare un carcere e poi preparare un’interrogazione, è già la risposta alla sua domanda!!
Il possente grido AMNISTIA-AMNISTIA ci accompagna all’ultimo piano. Qui procediamo ad informare tutti, anche loro ignari sul come votare, un lavorante ci parla dei tempi infiniti del suo processo che, dopo l’appello, dovrà esser ulteriormente rivisto per non finire più, a suo dire!!
E’ tempo d’andare. Abbiamo visto due carceri diversi in uno, due realtà contrapposte, i detenuti, responsabili e consci del loro ruolo in questa vicenda, disposti ad essere, nonostante la gravità della situazione, i Cittadini da cui nasce la richiesta di Legalità e Giustizia, ad iniziare dall’esercizio del Diritto di voto.
Concludo con una frase ascoltata e che riporto, forse la più banale ma anche la più descrittiva di cosa significhi la reclusione. Rita chiede ad un detenuto, pescatore della zona, dove siano i suoi familiari, e lui,  candidamente, risponde: i miei sono Fuori, all’Aria, in Libertà!! Ed io penso dentro di me: il luogo in cui tutti vorremmo vivere.
Ora siam fuori, all’aria e, a parte Rai Regione, non c’è l’ombra di un giornalista dei tanti convocati. Aria ve n’è tanta, ed anche fresca, molto fresca, di Libertà non ne vediamo altrettanta, ragione in più per proseguire e chiedere il voto ad Amnistia, Giustizia e Libertà.

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